Quali previsioni per il futuro del comparto del turismo campano?
Quali sono i possibili scenari economici per il turismo in Campania nel post-pandemia?
Il 2020 è stato l’anno della grande depressione per il turismo italiano e campano, che nonostante la scorsa estate vissuta con leggerezza, ha registrato una media del -70% totale come presenze complessive.
Questo ha portato cambiamenti socio-economici enormi, basti pensare alle centinaia di migliaia di strutture ed immobili che erano stati convertiti da residenziali ad B&B e sono stati del tutto inutilizzati.
Senza contare poi la crisi di presenze internazionali che per alcune zone sono il vero core business difficoltà a riattivare la domanda internazionale, dove addirittura si è assistito ad un -90% delle presenze, con un impatto pesantissimo soprattutto per le località considerate più lussose.
Quali sono le prospettive per il 2021-2022?
Partendo da un cauto ottimismo (le vaccinazioni corrono ed il virus sembra essere sotto controllo in questo momento come indice RT e percentuale di contagi), tantissimi operatori e analisti sono concordi nell’ipotizzare un grosso recupero di tutto il comparto turistico nel prossimo biennio, con la possibilità di arrivare anche ad un 70% di quello che era il fatturato del 2019, quindi l’ultimo anno pre-pandemia.
Tra le analisi più accreditate ci sono quelle effettuate dalla società SRM per conto di Intesa SanPaolo che evidenza, relativamente alla Campania, un calo complessivo del 71% dell’indotto complessivo turistico a causa di un -52,5% del turismo locale e del 90% di quelli internazionale.
A pesare tanto sulle casse degli operatori turistici sono state queste ultime perchè come detto ci sono intere aree che basano il proprio fatturato su clientela non sono internazionale ma addirittura extra-europea (USA, Cina, Giappone e Russia su tutti).
Pensiamo ad esempio a Capri e la Costiera Amalfitana e quella Sorrentina che normalmente pullulano di turisti che vengono da lontano e che negli ultimi 12 mesi sono stati più rari di un temporale nel deserto.
Con premesse così disastrose come quelle del 2020, non è esagerato prevedere adesso un netto miglioramento.
Secondo le stime i prossimi mesi saranno decisivi perché tutto il comparto turistico affronterà una grande sfida che porterà ad un gettito totale tra il 40 ed il 75% di quanto raccolto nel 2019. Nel caso in cui si dovesse concretizzare lo scenario migliore tra quelli previsti, l’impatto positivo sul PIL regionale sarà notevole, parliamo di circa +5,2 miliardi di euro rispetto all’anno precedente e sarebbe una bella boccata d’ossigeno per i tanti imprenditori dell’accoglienza e della ristorazione che hanno visto di fatto azzerati i proprio introiti, affidandosi solo agli sporadici sostegni erogati dal Governo.
Come sappiamo il supporto dello Stato nei confronti di tante categorie non è stato tempestivo e sufficiente e infatti sono tante le attività che sono state dismesse e altrettante quelle fallite. Questo significa che ci saranno anche tante occasioni di investimento per chi ha voglia, coraggio e abilità per mettersi in gioco e saltare in groppa a questo cavallo che, a mio avviso, sarà vincente. Inutile dire che le presenze internazionali saranno il vero ago della bilancia, perché se è facile e realistico aspettarsi un boom di prenotazioni di turisti italiani, la presenza di stranieri sarà quello che fisserà il vero target degli incassi 2021-2022, pesando tanto anche sui tempi di recupero in generale. Ovviamente nessuno potrà ridare indietro 12 mesi di mancati incassi, ma mi auguro che la macchina del turismo possa tornare a viaggiare a velocità sostenuta quanto prima, spinta anche da questa ventata di entusiasmo e di cauto ottimismo che vedo in giro.
A valle di questi ragionamenti, gli analisti di mercato segnalano che ci sono tutti gli indicatori giusti per prevedere un massiccio ritorno agli investimenti nel turismo, soprattutto qui al Sud se la politica farà il suo dovere.
È innegabile che il Governo centrale ed i vari singoli amministratori avranno un ruolo cruciale e l’enorme responsabilità di creare i giusti presupposti (vedi infrastrutture più di tutto) per favorire e migliorare l’accoglienza, stimolando anche la cooperazione di tutti gli stakeholders interessati.
Rilanciare il turismo in tutte le sue sfumature significa andare a stimolare la crescita di un settore che tra indotto diretto e indiretto peserà circa il 10% di tutto il PIL regionale.
Se allarghiamo l’orizzonte, ci rendiamo conto che il PIL della Campania vale da solo quasi metà di tutto il Sud Italia, e pur essendo notevolmente inferiore alle ricche regioni del Nord (Lombardia e Veneto su tutte) negli ultimi anni aveva mostrato una tendenza rialzista parecchio superiore alla media (0.9% il tasso di crescita nazionale e ben 3.2% quello della Campania).
Cosa significano tutti questi dati percentuali? Facciamo chiarezza
Senza confonderci troppo le idee, dobbiamo renderci conto semplicemente che la Campania, con le sue bellezze immortali, ha tutte le carte in regola per registrare un nuovo boom di presenze e quindi risvegliare l’interesse degli investitori che magari negli ultimi tempi si stavano rivolgendo altrove.
Migliorare le infrastrutture, riqualificare il brand delle principali città e rivalutare i territori meno noti significa rivalutare anche tutto il patrimonio immobiliare locale in maniera esponenziale, annullando le differenze di prezzo enormi che ci sono anche tra località molto vicine tra loro.
Infine c’è da segnalare un altro elemento che negli anni scorsi concorreva a complicare le cose e di cui vorrei fare volentieri a meno.
Ne ho parlato recentemente con un importante imprenditore del turismo campano che mi ha detto con tono parecchio scoraggiato: “Sai Massimo, il covid è stato solo l’ultimo problema in ordine di tempi, ma qui in Campania siamo già abituati a faticare sempre il doppio per emergere. Se ci fai caso ogni anno dobbiamo affrontare una nuova “emergenza” che viene portata a galla in maniera deliberatamente diffamatoria da parte della stampa e dell’informazione su scala nazionale. Sembra quasi che ci sia un piano ben preciso calato dall’alto per affossare periodicamente le nostre terre e distruggere in poche mosse anni e anni di investimenti e sacrifici. Un anno si parla dell’inquinamento, un altro si parla delle discariche nei parchi, un anno c’è l’allarme della brucellosi, altre volte si spinge sulla presenza della micro delinquenza e se ci fai caso, avviene con puntualità chirurgica a ridosso degli appuntamenti caldi della stagione e con le festività”.
Non ho potuto dargli torto ed il punto non è se queste cose siano vere o meno, perché di sicuro non possiamo nasconderci dietro un dito e dire di vivere nei paesi scandinavi sempre perfetti ed impeccabili. Di fatto però si tratta di dinamiche trasversali, comuni a tutte le grandi città e non solo, e quindi da questo punto di vista certi servizi giornalistici allarmisti diventano vere e proprie fake news, perché si parla di “emergenza”, quando emergenza non c’è.
Questo non è il momento di farsi la guerra ma è il momento delle responsabilità da parte di tutti, a partire dalle istituzioni fino agli amministratori locali, ai giornalisti e via via fino anche ai singoli cittadini.
Tutti noi dobbiamo lavorare insieme per rilanciare il turismo italiano in generale, con un occhio di riguardo a quello che accade nei nostri territori ed abbandonando tutti i comportamenti lesivi che posso allontanare turisti e rallentare il flusso di prenotazioni.
Io mi auguro di vivere una grande stagione di rilancio del turismo, dell’economia e quindi anche del settore immobiliare di cui mi occupo da 30 anni e d’altra parte non potrebbe essere altrimenti, perché nel momento in cui aumenta l’interesse per una determinata zona, immediatamente anche il mercato del mattone inizia a muoversi freneticamente e bisogna farsi trovare pronti per cogliere le migliori occasioni d’investimento.
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Alla prossima!
Massimo Di Casola